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6 Dicembre 2023

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RitmoSophia, con Alessandra Caruso a Stella Maris

E’ tempo di restituire al Ritmo la sua genesi sacra ed evoluzione storica, il suo luogo elettivo, il cuore, la sua dignità fondativa nella vita del Suono”. Alessandra Caruso

Stella Maris è portatrice di impulsi nuovi fra cui la Formazione interdisciplinare in Artiterapie Antroposofiche. Con tale spirito ha accolto la RitmoSophia, aspetto fondante della vita del Suono ed ha aperto lo spazio ad una ricerca fenomenologica di ampio respiro che rivela la tessitura dorata fra suono e colore, parola ed altre arti.

RitmoSophia è il nome che porta il progetto ideato, studiato, curato e preparato dopo anni di intensi studi e fatiche da Alessandra Caruso, che con queste parole ci apre le porte a questa disciplina:

Immaginiamo la RitmoSophia come un essere che dimora nella vita spirituale del numero e della forma geometrica, che si incarna nel movimento e nel Ritmo, che ha attraversato tutte le epoche di cultura fino ai giorni nostri. Oggi il Ritmo vive contratto in stato di sonno, ritirato nei mondi spirituali, gravato da riduzione di senso e valore. Immaginiamo di risvegliare la RitmoSophia e disincantarla, di restituirle il ruolo fondamentale che ha in musica, musicoterapia, pedagogia e nelle arti di cura”.

RitmoSophia

Alessandra è una Musicoterapeuta a indirizzo Antroposofico, formatasi a Stella Maris, dove tutt’ora è docente. Nata in terra siciliana, a Catania, tra i potenti venti del Mare Jonio e i lapilli antichi dell’Etna, studia sin da piccola musica, pianoforte e teatro popolare. A 18 anni si trasferisce in terra emiliana, nella dotta Bologna, per studiare musicologia al DAMS. La ricerca di Alessandra è molteplice ed instancabile. Dall’etnomusicologia alla musica sacra di tradizione orale in Sicilia, sino alla musica arabo-andalusa colta e sacra presso il Conservatoire de Musique et Tradition Populaire di Tunisi, dove perfeziona i suoi studi sotto l’egida del Professore Mahmoud Ouertani. Per diversi anni ha suonato professionalmente come musicista di scena e nel teatro di strada con la Compagnia di Paola Greco, “Teatro Club “ di Catania. Ha collaborato a vari progetti di danza, suonato con l’Ensemble “Rabbani” e in contesti rituali come percussionista solista.

All’età di 24 anni ha iniziato a lavorare nella Scuola Primaria Statale ed ha studiato musicoterapia con Stefania Guerra Lisi. Dal 2016 lavora al Terapeuticum Heliopolis di Bologna ed attualmente la sua indefessa ricerca procede nella ricerca su ritmo, percussione e Astrosofia.

Ho scambiato qualche parola con Alessandra e le ho chiesto di parlarci della sua storia e di questo affascinante progetto di cui è ideatrice e madrina, appunto la RitmoSophia.

Cara Alessandra, grazie per la tua disponibilità. La prima domanda che vorrei porti è come e quando ti sei avvicinata all’antroposofia?

Mi sono avvicinata all’antroposofia circa all’età di 25 anni. Cercavo un medico ed ho incontrato il Dott. Fierro a Bologna. Nel tempo gli ho chiesto cosa fosse l’anima poiché per me “anima” era parola sfuggente e difficile da comprendere. Lui ha accolto la domanda e mi ha presentato la Teosofia di Rudolf Steiner, consigliandomene lo studio e la meditazione.

La genesi di RitmoSophia qual è stata invece? Com’è nata?

RitmoSophia è nata nel giorno esatto del Solstizio d’Estate 2023, in piena atmosfera di S. Giovanni. Il nome è arrivato a conclusione di un lungo processo fatto di intuizioni, ispirazioni ed immaginazioni, studio e pratica. È un percorso di ricerca che mi accompagna da sempre, con domande importanti. Ad oggi posso mettere in luce le risposte e condividerne alcune.

Oggi il concetto del ritmo nell’immaginario collettivo è quello che si balla nelle discoteche o quello che con i compressori nelle radio viene pompato ad alto volume. C’è un’involuzione del concetto e della natura del ritmo. Nella musicoterapia sappiamo che non è così. Puoi dirci qualcosa a riguardo? Cos’è il ritmo? Cosa dobbiamo imparare?

Anche in musica classica il ritmo ha generalmente un posto molto ridotto, tranne che per qualche compositore innamorato. Il mondo occidentale ha gradualmente perso la relazione del ritmo con gli aspetti sacri e viventi del Numero, della Parola, con il pulsare eterico e spirituale del cuore. Il ritmo è stato ridotto a mero accento quantitativo, a misura rigida. Ne è stata dimenticata la genesi e l’evoluzione storica, per natura ricchissima. A riguardo voglio distinguere la musica colta delle élite e la musica di tradizione orale, ancora vivente in Italia e in varie nazioni Europee. Le musiche di tradizione orale, sebbene ridotte spesso a stilemi, di fatto sono profondamente legate all’Epoca di Cultura Greca, anche se in modo semicosciente. La storia del ritmo, esattamente come per la melodia e gli intervalli, è strettamente legata alle epoche di cultura con i relativi Culti e Misteri. Fino al Medio Evo – inizio Rinascimento, questi concetti erano chiari, vedere le opere di Beato Angelico, che nella Pala dei Linaioli dipinge 12 angeli musicanti. Ben quattro Angeli suonano dei bellissimi tamburi, riproduzione fedele di strumenti usati nelle orchestre.

È tempo di restituire al Ritmo la sua genesi sacra ed evoluzione storica, il suo luogo elettivo, il cuore, la sua dignità fondativa nella vita del Suono. Il ritmo non sostiene, non è servo dell’armonia e della melodia; dal ritmo sgorga la musica. “In fisica acustica la differenza fra melodia e ritmo dipende solo dalla velocità dei processi periodici: il tono viene grandemente accelerato nel ritmo; il ritmo grandemente rallentato nel tono.” (cit. Husemann A. La costituzione del corpo umano” Principi musicali in fisiologia umana. Pag. 171)

RitmoSophia

Il tamburo a cornice è uno strumento davvero affascinante. Come sei arrivata a capire che era la strada terapeutica a te più affine? Cosa ti ha rapita di questo straordinario essere musicale?

Dopo 14 anni di studio sterile al pianoforte all’età di 19 anni ho sentito il mio cuore ascoltando i tamburi a cornice di tradizione maghrebina e mediorientale, che hanno mantenuto nel tempo tutta la ricchezza, bellezza e di ritmi e pratiche di cura. È iniziata la mia pratica come musicista. Ho potuto percepire in modo sottile alcuni aspetti della costituzione umana, delle forze cosmiche. Il tamburo a cornice muto ha fatto risuonare il mio IO SONO attraverso il corpo astrale, eterico e fisico. È uno strumento sacro la cui porta è il cuore nella sua interezza, è il cerchio che contiene tutte le forme e la pulsazione creatrice che genera tutte le altre. Se ascolti bene ti accorgi che il ritmo è melodia ed armonia allo stato numerico essenziale, si può suonare “melodicamente” un tamburo, non solo per accompagnare un altro musicista ma per dialogare e far crescere la tessitura delle frasi. In occidente solo i batteristi jazz sanno suonare melodicamente. Ci sono ragioni storiche chiare se oggi il nostro mondo ha “perso” moltissime qualità ritmiche. Fino al Rinascimento ancora esistevano molti strumenti a percussione in ambito colto, la cui funzione era strutturale, procedendo in omoritmia con la melodia, ma anche ornandone i tratti e sostenendo armonicamente. Troviamo questi strumenti nell’iconografia, in mano ad Angeli. Poi i tamburi scompaiono del tutto, sia nelle orchestre che nell’iconografia e vengono sostituiti da grandi timpani, tamburi militari, con funzione di accompagnamento.

Solo nella musica popolare si è mantenuta una certa qualità e funzione. Ad esempio, in Italia troviamo il tamburello in varie regioni a Nord e a Sud, ognuno con dimensioni e tecniche specifiche, legati a tradizioni di musica e di danza ancora viventi. Si passa dalla Tammorra su cui si canta e si balla alla Madonna, al tamburello dei saltarelli marchigiani e laziali, ai tamburelli calabresi della tarantella, pugliesi della pizzica. Menzione speciale al tamburello siciliano. Studi iconografici importanti confermano che la tecnica siciliana usa dei “colpi” che raccontano la storia e l’evoluzione del modo di suonare questo strumento difficilissimo. Brevemente, ci sono dei colpi speciali e raffinatissimi che si eseguono solo sul siciliano e che provengono dall’antica Grecia. Le menadi che suonano un colpo con il dito indice parallelo alla pelle sono un esempio chiaro, e questo è il più vivo. La genesi e la datazione della tecnica siciliana sono da collocarsi nell’ Epoca di Cultura Greca ed Egiziana. Il tamburello siciliano è l’unico che può accompagnare melodicamente un musicista che suona, mentre gli altri tamburelli italiani hanno una funzione ritmica di accompagnamento alla danza con stilemi fissi.

Tu sei Siciliana, una terra che non ha di certo bisogno di presentazioni, anche dal punto di vista musicale. Da sempre trovo che nel vostro dialetto, oltre che ad una consistente musicalità, sia già inserita una catena ritmica del tutto particolare. Pensi che questo abbia influito sulla tua formazione e sulla tua capacità di trasformare il ritmo in un dialogo terapeutico/sonoro? Ti ritrovi in questo?

Essere siciliana significa ereditare un universo musicale e linguistico antico, ma vivente e funzionale ancora oggi. Parlo e scrivo la mia lingua, che ha una tradizione letteraria e poetica; ci sono improvvisatori che pensano in ottave e chi ha avuto la fortuna di ascoltare i propri nonni ha potuto godere dei “cunti” contenenti filastrocche e canti, come un caleidoscopio. Tale universo sonoro disegna il corpo fisico ed animico, lascia un’impronta che si manifesta su più livelli. Io ho poi deciso di ascoltare la musica tradizionale, facendone una ricerca etnomusicologica. Questo cercare mi ha portato al Conservatorio di Tunisi, a sud di Catania, per scoprire le matrici “arabe” dei ritmi. E lì ho incontrato i tamburi a cornice più potenti che abbia mai suonato, i bendir. Di fatto non è uno strumento “arabo” ma appartiene alla tradizione degli abitanti autoctoni, il popolo Amazigh. Gli Imazighen hanno una loro lingua e prima di esser costretti all’Islam e all’uso obbligatorio della lingua araba dai Fatimidi e dagli Ommayadi, erano Cristiani. In tutto il Mediterraneo i Culti antichissimi della Dea Madre si sono evoluti nelle divinità Egizie e Greche, fino all’avvento di Gesù. Se i tamburi avevano una funzione sacra chiarissima dalle Origini fino al Medio Evo oggi la situazione è mutata. Nel senso che è proprio MUTA, va.

Cosa ti hanno insegnato in questi anni le persone che hai accompagnato o assistito nel percorso terapeutico?

Le persone che ho accompagnato mi hanno rivelato la loro partitura spirituale, con i loro sigilli individuali, con i rimedi che esse stesse conoscono. Poterli ascoltare è stata una benedizione ed una fonte di ricerca grandissima.

Grazie di cuore Alessandra e buon vento con la tua RitmoSophia!

Il corso partirà a novembre 2023 e sarà suddiviso in due fasi:

RITMO MUSICALE E DISEGNO DI FORME

Ciclo di 3 incontri

Orario h 17:00- h 19:00

Dal 3 Novembre al 19 Gennaio 2023-2024

RITMO MUSICALE E RITMO DELLE STAGIONI

Ciclo di 4 incontri

Orario h 17:00 – h 19.00

Dal 2 Febbraio al 3 Maggio 2024

Per informazioni complete visitare il sito ufficiale di Stella Maris APS: www.associazionestellamaris.it

e la pagina dedicata a RitmoSophia: www.associazionestellamaris.it/ritmosophia

Per info didattiche

alessandra.caruso.m@gmail.com

cell.328 1070444

Per Info e iscrizioni

info@associazionestellamaris.it
Tel. 051 19984271

Presso la sede di Stella Maris APS, ente di formazioni in Artiterapie Antroposofiche
Via Saffi, 30 a Bologna.

www.associazionestellamaris.it

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