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Il Cammino è un’esperienza interiore

Dalla prima volta che, solo pochi anni fa, ho percorso un antico sentiero dei pellegrini, so che al termine del viaggio, ritornerò a casa con una nuova prospettiva, con un cuore più leggero e con una maggiore consapevolezza.

L’eco antico dei passi dei pellegrini, risuona nella mia anima, mentre percorro ancora una volta, con immutata fatica e nuovo stupore, uno degli antichi tracciati che portano a Santiago di Compostela. Penso ai tanti uomini e donne che, nomadi per vocazione, hanno tracciato e percorso questi sentieri, spinti dalla mia stessa curiosità primordiale e, in fondo, dal bisogno così comune e così umano, di capire e di dare un senso alla propria esistenza.

Questo bisogno innato di conoscenza, si intreccia profondamente con la spiritualità di tutti noi, elevando il semplice atto del camminare a una potente forma di ricerca interiore, un vero e proprio pellegrinaggio dell’anima. Le grandi fedi monoteiste del mondo occidentale, ne sono testimoni silenziose. Gerusalemme, Roma, Santiago de Compostela, La Mecca: nomi che evocano immagini di fiumi umani in movimento, di persone in cammino verso luoghi sacri, carichi di speranze, preghiere, dolori e un desiderio profondo di ritrovare la propria spiritualità.

Il pellegrinaggio, da millenni, non è di certo solo un viaggio fisico, ma un percorso di ascolto e di dialogo interiore, di purificazione, di penitenza, di incontro con il divino e con la propria essenza più autentica.

Anche le spiritualità orientali, con la loro sapienza millenaria, riconoscono il legame indissolubile tra movimento e meditazione. La pratica della camminata consapevole, lo yoga in movimento, il peregrinare silenzioso attraverso paesaggi naturali e sacri: tutto concorre a placare la mente, a risvegliare i sensi sopiti e confusi dai ritmi della vita e a favorire un dialogo intimo con il proprio io interiore.

Ma perché i cammini sulle vie dei pellegrini, continuano a esercitare un fascino così potente?

Credo che lungi dall’essere una fuga dalla realtà, l’andare a piedi si rivela il suo esatto contrario: un’immersione profonda nel presente; un’opportunità per riscoprire il vero valore delle relazioni e per ridare il giusto peso alle cose della nostra vita.

E’ la riscoperta potente e naturale del nostro ritmo interiore, che si manifesta nel passo, nel respiro e nella fatica. E’ ritrovare noi stessi per dare un senso più autentico al nostro percorso esistenziale.

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Il cammino ci strappa dal ritmo innaturale dei nostri giorni e ci immerge nel respiro della terra, nel canto degli uccelli, nel profumo dei boschi. Un balsamo per l’anima stressata dalla vita.

Ogni passo è un’opportunità per osservare i dettagli, per sentire il vento sulla pelle, per ascoltare il silenzio che ci parla dentro l’anima. Il ritmo cadenzato dei passi favorisce la meditazione, permettendo ai pensieri di fluire liberamente e alle risposte di emergere dal profondo. Metaforicamente e letteralmente, il cammino ci invita a riflettere sulla direzione della nostra vita, sui nostri obiettivi e sui valori che ci guidano.                                                                                                                                 

Il movimento fisico risveglia il corpo, libera la mente e ci riconnette con la nostra fisicità.

Un corpo che che si manifesta anche con tanti piccoli dolori, che ci ricordano di essere sempre grati per la nostra forza e salute. La fatica quotidiana del cammino tempra il corpo e la mente, regalandoci una nuova consapevolezza delle nostre risorse fisiche e interiori.

Lo zaino in spalla ci insegna l’essenziale, liberandoci dal superfluo e concentrandoci su ciò che conta davvero.

Un insegnamento che può accompagnarci anche quando i giorni del cammino saranno finiti.

Lungo il cammino si incrociano storie e persone, si condividono esperienze, si stringono legami autentici, brevi, ma incredibilmente intimi e profondi con compagni di viaggio sconosciuti, che per lo spazio di un giorno o di un mese di cammino, diventano fratelli.

Ogni incontro, paesaggio, sorriso o parola, diventa fonte di stupore e gratitudine.

Dalla prima volta che, solo pochi anni fa ho percorso un antico sentiero dei pellegrini, so che al termine del viaggio, ritornerò a casa con una nuova prospettiva, con un cuore più leggero e con una maggiore consapevolezza.

E so che il percorso che nel frattempo avrò fatto interiormente, mi risuonerà dentro ancora a lungo.

In questa nostra società, confusa e urlata, che ci spinge costantemente verso l’esterno, verso l’apparenza e l’apparire, verso la forma senza contenuto, il cammino, il pellegrinaggio rappresenta un momento prezioso per volgere lo sguardo dentro a noi stessi e riscoprire la bellezza del viaggio interiore, dove ogni passo può diventare una meditazione e ogni sentiero, una via di conoscenza di sé.

Buen Camino, pellegrino!

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