Così come i nostri passi sulla spiaggia in riva al mare, lasciano un’impronta sulla sabbia, più o meno profonda in base al peso del nostro corpo, il nostro “procedere” nella nostra vita di tutti i giorni, lascia un’impronta più o meno profonda nell’ambiente che ci circonda.
Ogni nostra azione, produce degli effetti sull’ambiente, un impatto del quale non abbiamo consapevolezza. Questo impatto viene misurato attraverso un misuratore piuttosto complesso: la cosiddetta impronta ecologica.
Cos’è l’impronta ecologica
L’impronta ecologica, (concepita nel 1990, da Mathis Wackernagel, allora ricercatore e successivamente, fondatore e presidente del Global Footprint Network) è un indicatore che misura l’area di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate dagli esseri umani. Utilizzando l’impronta ecologica è possibile stimare quanti “pianeta Terra” servono a una persona, una comunità, una nazione o l’intero genere umano, in base allo stile di vita tenuto.
Il deficit ecologico
Confrontando l‘impronta ecologica, che misura le risorse ecologiche richieste di una determinata persona, comunità, popolazione per soddisfare i propri consumi in termini di prodotti alimentari e fibre vegetali, prodotti ittici, legna e prodotti forestali, spazio per la realizzazione di infrastrutture e per smaltire i propri rifiuti e le emissioni di anidride carbonica con la Biocapacità di una città o di una nazione o del mondo intero, che misura il “grado di produttività” delle sue risorse naturali (terreni agricoli, terreni da pascoli, foreste, superficie per la pesca e area destinabile alle costruzioni), possiamo dire se una comunità/una nazione/il mondo è in una condizioni di Deficit Ecologico ovvero di “overshoot” quando l’Impronta Ecologica è maggiore rispetto alla Biocapacità o di credito Ecologica quando l’Impronta Ecologica è inferiore alla Biocapacità, Per ora, fidatevi di questa semplice descrizione, perché la formula è davvero complessa e, a meno che non siate dei matematici, trovo molto più accessibile e simpatico, utilizzare uno dei siti gratuiti che si trovano on line, per divertirvi a calcolare la vostra impronta ecologica.
Stili di vita e dimensioni del territorio
Se in passato ci si domandava quante persone potevano essere insediate in una data area, in base alle risorse a disposizione, l’impronta ecologica ribalta questo approccio perché si domanda quanto territorio è necessario per sostenere quella persona, comunità, nazione, secondo il suo determinato stile di vita e di consumo.
Italiani e impronta ecologica
Allora noi italiani, come siamo messi con la nostra impronta ecologica? Un italiano ha, mediamente, un’impronta ecologica di 3,11 ettari (2,21 ettari di ecosistemi produttivi terrestri e 0,9 ettari di ecosistemi produttivi marini). Un quadrato di 176 metri di lato, fatto per un terzo da mare, per poco meno della metà da foreste, per il resto da terreni agricoli, e da pascoli. A completare il conteggio, una piccola fetta pari al 2% di superfici coperte da cemento (città, strade, infrastrutture). Ma questo stile di vita che teniamo, richiede una superficie ecologica produttiva che in Italia non c’è!
Nel nostro territorio nazionale, disponiamo di sistemi ecologici produttivi pari a solo un terzo di quanto ci sarebbe necessario. Tutto il resto lo “importiamo” da altre parti e da altri popoli del nostro pianeta. Se consumiamo più del triplo di quanto ci spetterebbe, da chi importiamo le risorse che ci mancano? Come tutti i paesi ricchi la parte che ci manca, la colmiamo in gran parte importando risorse a basso costo dal Terzo mondo (o “Paesi i via di sviluppo” in linguaggio “politicamente corretto”).
Il diritto a una vita dignitosa
E qui mi chiedo, quanto sarà lunga la “via dello sviluppo” che questi Paesi dovranno percorrere se noi “paesi ricchi” li defraudiamo delle loro risorse più preziose, costringendoli a stare sul mercato mondiale, intrappolati dal debito e privati così di qualsiasi potere contrattuale? Possiamo anche qui “fare spallucce” esprimendo disinteresse, indifferenza o anche disprezzo alle richieste di maggiore equità e giustizia sociale. E le persone, le moltitudini di persone, che fuggono e fuggiranno da luoghi della Terra sempre più miseri e inospitali, per trovare una vita migliore qui da noi, aumenteranno in modo esponenziale. E’ un sacrosanto diritto di ogni essere umano aspirare a una vita dignitosa per sé e per i propri figli e, giustamente, non ci saranno muri o militari alle frontiere che potranno fermarli!
400 kg di rifiuti all’anno
Tornando alla nostra impronta ecologica, anche tra noi italiani ci sono grosse differenze. C’è chi ha un’impronta più piccola della media e pesa meno sul pianeta, altri hanno un’impronta più grande della media e imprimono sul pianeta segni più profondi e comunque, i nostri consumi sono in crescita. Ogni italiano produce circa 400 chili di rifiuti all’anno (oltre 1 Kg al giorno) e circa il doppio di CO2 rispetto alla media mondiale, consumiamo 3 volte più combustibili fossili rispetto alla media mondiale, possediamo un’auto ogni due individui contro una ogni dieci della media mondiale, e una ogni 500 in India.
Fai della sostenibilità il tuo stile di vita
Ora, visto che per ogni italiano che consuma tre volte più di quel le spetta, c’è qualcun altro, magari dall’altra parte del mondo, che deve accontentarsi di un terzo, per diventare un po’ più equi e sostenibili, dovremmo abbattere i nostri consumi di due terzi. Beh, io ve l’ho detto, sarebbe ovvio oltre che giusto!
Di certo, un cambiamento così, non si può fare in 3 giorni e tanto meno, lo si può chiedere ai propri figli o al proprio coniuge all’improvviso, senza rischiare un ricovero ospedaliero coatto. Ma lavorandoci sopra, rendendoci e rendendo la nostra famiglia e comunità, sempre più consapevoli, qualche risultato rilevante sono certo che si possa ottenere! A proposito, noi italiani non siamo i messi peggio a impronta ecologica.
In base al nostro stile di vita, ci servirebbero circa 2,5 pianeti per avere a disposizione le risorse necessarie.
La classifica degli spreconi
Leader della classifica mondiale dello spreco, sono gli Stati Uniti. A un americano medio, servirebbero 5 pianeti Terra per avere a disposizione le risorse sufficienti. Ogni americano produce 730 chili di rifiuti l’anno, mangia cento chili di carne, consuma 600 litri di acqua al giorno e brucia energia quanto quattro italiani. Ci sono poi alcuni Paesi e popolazioni, come i cinesi che, pur consumando mediamente molto poco, sono in “deficit” a causa dell’abbondanza di abitanti e della scarsità di terra produttiva.
Sono gli abitanti del Sud della Terra ad avere i maggiori “crediti”. Si devono accontentare in media di mezzo ettaro a testa contro 1,88 ettari che gli spetterebbero, fino a estremi come quello del Bangladesh, con una misera impronta di 0,07 ha chiude la classifica.
La via della Pace sulla Terra, non può che passare da una più equa distribuzione delle risorse del Pianeta. Per consentire una vita dignitosa a tutti i suoi abitanti.