Finalmente la Costituzione italiana assegna dignità all’ambiente e una visione di sviluppo sostenibile alle nuove generazioni.
Una rivoluzione gentile, ma non meno dirompente, che tutela ambiente, animali, biodiversità e gli interessi delle giovani generazioni, ma che coinvolge anche le imprese, sottoposte al vincolo di non creare danno all’ecosistema e alla salute. Con la riforma costituzionale approvata dal Parlamento, la Costituzione italiana diventa una delle più innovative e intransigenti nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Le modifiche riguardano l’articolo 9 che fa parte dei principi fondamentali della Costituzione e già conteneva la tutela del patrimonio paesaggistico, storico e artistico della nazione.
Con la riforma la tutela viene estesa all’ambiente, alla biodiversità, agli ecosistemi e agli animali.
Nell’articolo 41, si sancisce che la salute e l’ambiente sono paradigmi da tutelare da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana. E che le istituzioni possano orientare l’iniziativa economica pubblica e privata verso fini sociali e di tutela ambientale.
Fino ad oggi la nozione di ambiente era esclusivamente legata a un’ottica antropocentrica e connessa al diritto alla salute dell’uomo: l’individuo era il solo beneficiario della tutela giuridica e non l’ambiente in quanto tale.
Ora, la Costituzione, assegna all’ambiente una dignità autonoma.
Questo significa che il mondo e gli esseri viventi intorno a noi, devono essere tutelati in quanto tali, e non solo come strumenti o risorse dell’umanità. Gli effetti di questa riforma costituzionale, imporranno che qualsiasi Legge e Normativa, siano valutate alla luce di questi principi. Di conseguenza potrà essere dichiarata incostituzionale, una legge che non tuteli l’ambiente o la biodiversità.
Una rivoluzione gentile, che apre all’Italia una prospettiva concreta di tutela giuridica dei principi di sviluppo sostenibile e una base legale concreta per proteggere gli interessi delle nuove generazioni.