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8 Ottobre 2024

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Mangiare, bere… vestirsi

Siamo attenti a quello che mangiamo. Siamo quelli che quando fanno la spesa hanno l’abitudine di guardare l’elenco degli ingredienti prima di depositare nel carrello. Siamo abituati a chiederci anche come è stato prodotto il cibo, da chi, dove… e per questo spesso frequentiamo mercati contadini.

Siamo quelli… attenti all’etichetta! E siamo sempre di più! E’ ormai un’importante tendenza culturale frutto del lavoro e dell’impegno di tante e tanti che, pensando contro corrente, si sono occupati, negli ultimi decenni di un diverso approccio al “consumo” di cibo. Ma attenzione: possiamo fare di più!

Dopo il mangiare il vestirsi è la nostra seconda esigenza ancestrale e non è da meno quanto a implicazioni sociali ed etiche e quanto a rilevanza per la salute (della nostra pelle, ma anche dell’ambiente e dei lavoratori coinvolti nella filiera produttiva).

A differenza che nel comparto agroalimentare (pur largamente industrializzato e globalizzato) in quello tessile non possiamo aspettarci il KM 0, il mercato del tessile, non da oggi, è infatti quasi interamente globalizzato, questo però non deve impedirci di chiedere trasparenza ed eticità nei processi produttivi e di domandarci non solo di che cosa è fatto il capo che indossiamo, ma anche dove e COME viene prodotto.

Come ci vestiamo

A livello globale il 70% delle fibre utilizzate per vestirsi è di origine sintetica (derivata dal petrolio). Del 30% di fibre naturali la parte del leone la fa il cotone coltivato in modo intensivo e imposto come monocoltura in paesi estremamente poveri costretti a rinunciare alla tradizionale agricoltura di sussistenza (e alla biodiversità del proprio territorio), come ad esempio il Mali e il Burchina Faso.

L’impatto sociale e ambientale della coltura del cotone dagli anni 60 – 70 ad oggi è stato devastante.

Riportiamo qui solo due dati: circa il 40% dei pesticidi utilizzati in agricoltura a livello planetario è assorbito dai campi di cotone; l’imponente consumo idrico di cui necessita questa coltura praticata in modo intensivo ha portato negli ultimi 30 anni a quello che è stato definito uno dei più grandi disastri ambientali causati dall’uomo: il quasi totale prosciugamento di quello che era fino agli anni 60 il quarto lago salato al mondo per dimensione: il lago di Aral in Uzbekistan.

Dunque non basta scegliere fibre naturali: ad esempio scegliere il cotone biologico rispetto a quello “convenzionale” fa davvero molta differenza! Soprattutto se è proposto da aziende che ci danno garanzie anche sui processi produttivi e sul trattamento dei lavoratori.

La produzione della fibra è infatti solo la prima parte di una filiera molto lunga e parcellizzata, dislocata spesso in vari paesi secondo la legge del miglior offerente (minor costo di manodopera, minori diritti dei lavoratori…).

abbigliamento CanapaEco

UN’IDEA NUOVA! E sicuramente antica e tradizionale è la canapa!

Perché tornare a vestirsi di canapa? Le buone ragioni per riconsiderare la canapa come fibra tessile d’elezione sono molte e riguardano da una parte la salute dell’ambiente e dall’altro la salute e il comfort per la nostra pelle:

– la canapa è una fibra naturale al 100% riciclabile

– viene coltivata senza l’uso di pesticidi

– richiede un consumo idrico molto inferiore a quello delle colture di cotone

– dal punto di vista agronomico è una coltura preziosa perchè in grado di rigenerare/ rimineralizzare il terreno (la canapa era tradizionalmente utilizzata nella rotazione delle colture), è una coltura molto resistente che si adatta a quasi tutti i microclimi.

– la canapa è inattaccabile da acari, muffe, funghi e tarme; è anallergica e inoltre non conduce energia elettrica per cui non si carica di elettricità statica.

– i capi di canapa sono molto traspiranti: freschi d’estate e caldi d’inverno (come dicevano i nostri nonni che la canapa la conoscevano bene!), assorbono il sudore e si adattano bene agli sbalzi climatici… la sensazione che dà sulla pelle è di un morbido e sano piacere.

Quindi: perché NON vestirsi di canapa?



Articolo di Barbara Iotti – CanapaEco, Risorse Ecologiche

Web: https://canapaeco.it

Tel. 0514121290

Referente: Barbara Iotti

Email: info@canapaeco.it

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