L’organizzazione professionale agricola preme per la tempestività dell’indicazione in etichetta dell’origine della materia prima agricola per i prodotti bio.
Coldiretti dedica un ricco approfondimento sul mondo del bio. «Supera i 2,1 milioni di ettari – si legge in un comunicato – la superficie coltivata a biologico in Italia, segnando un record con il raddoppio nell’ultimo decennio spinto dai consumi degli italiani sempre più alla ricerca di prodotti naturali e legati ai territori soprattutto dopo la pandemia Covid». Lo sottolinea Coldiretti analizzando i dati Ismea zittendo le sirene di chi è pronto a pensare che la spinta del biologico sia esaurita solo per il rallentamento registrato negli ultimi mesi.
Gli obiettivi del Green Deal
In occasione di un incontro sul Piano di azione del biologico del ministero delle Politiche agricole l’organizzazione professionale ha sottolineato l’importanza di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità tracciati dal Green Deal. In Italia, l’incidenza dei terreni a bio rispetto al totale è del 17,4%, quasi il doppio della media europea (circa 9%), vicina agli obiettivi previsti dalla strategia Farm to Fork, che prevede di portare le superfici al 25% entro il 2030; percentuale già superata in Toscana, Lazio, Calabria e Basilicata.
Filiere completamente italiane
Per Coldiretti è chiara la necessità di costruire filiere biologiche interamente italiane e di comunicare, anche nelle etichette, l’origine made in Italy della materia prima agricola, come previsto nella Legge 23 approvata quest’anno della quale si è in attesa della piena applicazione. «L’agricoltura italiana è la più green d’Europa – afferma Ettore Prandini, presidente Coldiretti – con il taglio record in un decennio del 20% sull’uso degli agrofarmaci che invece aumentano in Francia, Germania e Austria».
Maria Letizia Gardoni che guida la Coldiretti Bio ha precisato che «occorre ridare centralità all’agricoltura anche nella filiera del bio, straordinario strumento per lo sviluppo delle nostre campagne».